Pubblicato su politicadomani Num 91 - Maggio 2009

Oltre l'efficienza
Strategie per vincere la sfida energetica

Si può fare molto con una serie di azioni combinate come risparmio, rinnovabili, generazione distribuita e reti intelligenti; ma sono centrali alcuni presupposti: investimenti in tecnologie, democratizzazione delle risorse, cooperazione

di Giorgio Nanni

L'efficienza di uno Stato si misura a partire dal suo cuore pulsante: la pubblica amministrazione.
Secondo l'ENEA(1) (Ente per le Nuove tecnologie, l'Energia e l'Ambiente) la spesa energetica per i 15 mila edifici della nostra pubblica amministrazione (PA) è di circa 8,2 miliardi di euro.
I progetti che promuovono l'efficienza energetica nella PA porterebbero a risparmi pari a circa il 5% della spesa energetica media all'anno. A fronte di un investimento di 8,2 miliardi euro si avrebbero: una produzione di energia per circa 20 miliardi, la creazione di valore aggiunto pari a circa 15 miliardi, un incremento complessivo del PIL dell'ordine dello 0,6%.
Una volta realizzati gli investimenti, il risparmio energetico, pari a circa 420 milioni di euro/anno, avrebbe come effetto: una produzione di energia pari a 23 miliardi di euro e la creazione di valore aggiunto pari a 17 miliardi.
L'impatto economico complessivo risulterebbe, quindi, pari a circa 28 miliardi con un incremento occupazionale di circa 150.000 unità.
Fin qui solo efficienza, ma è possibile chiedere e ottenere di più.
Il sole, il vento, il calore della terra sono distribuiti su tutto il territorio italiano con zone dove l'insolazione è maggiore e zone dove il vento è più favorevole. Soprattutto il sole potrebbe rappresentare una forma di riscatto del Mezzogiorno: una sorta di federalismo energetico che va a favore del Sud Italia.
Si chiama grid parity il punto in cui il costo delle energia prodotta tramite impianto fotovoltaico è pari o inferiore a quello necessario per produrre la stessa quantità di energia con metodi convenzionali. I primi paesi a raggiungere la grid parity saranno quelli in cui c'è molto sole e il costo delle produzione di energia è molto alto. Nelle regioni a maggiore irraggiamento solare il traguardo sarà raggiunto tra il 2011 e il 2015. Secondo un recente rapporto(2) l'Italia e la California sono gli unici due paesi dove è possibile fin da ora raggiungere la grid parity. Utilizzare quindi questa fonte che sta per diventare conveniente (grazie al nuovo interesse di Obama negli Stati Uniti e dell'Europa) dà all'Italia la possibilità di ridistribuire la ricchezza tra le regioni.
L'utilizzo delle fonti rinnovabili porta con sé una nuova visione anche del sistema di trasporto dell'energia. Finora l'energia è stata generata in grandi centrali e trasportata per lunghe distanze, sino all'utenza finale, attraverso linee di trasmissione. La centralizzazione della generazione creava economie di scala, rendendo relativamente a buon mercato la produzione di elettricità e la sua distribuzione (salvo, poi, essere soggette alle speculazioni delle multinazionali produttrici e agli imprevisti delle politiche locali).
All'opposto della centralizzazione c'è la cosiddetta generazione distribuita: piccoli impianti che generano energia elettrica da fonti rinnovabili (solare, eolico, etc), sono isolati oppure interconnessi, e sono collocati presso l'utente finale o nelle immediate vicinanze.
La generazione distribuita riduce fino al 50% la quantità di combustibile utilizzato. Inoltre, dal momento che fra il 5 e l'8% dell'energia che viaggia per lunghe distanze viene dispersa lungo le linee di trasmissione, si riduce la quantità di energia prodotta e non utilizzata. Oltre che per l'evidente risparmio, la generazione distribuita sta conquistando i favori dell'opinione pubblica sull'onda del diffuso timore per il riscaldamento terrestre.
Secondo Jeremy Rifkin, fautore dell'economia all'idrogeno e della smart grid (rete intelligente di produzione locale di energia), con la generazione distribuita, in un futuro non lontano, ogni famiglia, impresa, quartiere, comunità del mondo diventerà potenzialmente produttore, venditore e consumatore di elettricità. Sarà allora fondamentale aggregare in associazioni grandi masse di produttori-utenti perché la produzione di energia e lo sviluppo degli impianti e delle tecnologie necessarie siano processi democratici, che cioè non lasciano indietro nessuno. Questo comporterà la necessità, per un paese come l'Italia, di aggiornare e innovare la sua rete elettrica che invece è nata in funzione di un modello centralizzato.
Ma per realizzare queste strategie di efficienza è necessario che Stato, consumatori, imprese, siano pienamente consapevoli dell'importanza della sfida che ci attende e abbiano la voglia, la capacità e la forza di cooperare. Solo allora ci saranno buone chance di vincere una scommessa importante.

(1) I dati riportati sono tratti da uno studio di Marco Citterio, Gaetano Fasano, Caro Manna e Carmen Notao presentato al Convegno ENEA su "Crisi economica e intervento pubblico" il 26/02/2009.
(2) "The CPV Challenge (Part I): Achieving Grid Parity", dossier realizzato da CPV today, network specializzato nel settore del fotovoltaico, e dalla Università spagnola di Jaén in Andalusia.

 

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